La formazione come strumento di crescita e integrazione
La formazione al lavoro che supera gli obiettivi primari di sviluppo professionale e acquisizione di competenze diventa occasione e strumento di integrazione sociale e crescita umana. È questa la testimonianza del corso del settore eno-gastronomico. Progettato da ForTeam e realizzato da Gourmet’s International con il finanziamento del Fondo Sociale Europeo della Provincia di Bolzano.
Alberto Zambelli, coordinatore del progetto racconta i punti principali che hanno caratterizzato questo percorso. “Abbiamo strutturato il corso cercando di far coincidere fra loro esigenze diverse. Da una parte abbiamo elaboratole richieste formative del territorio che riconosce nella ristorazione e nel settore turistico il proprio core business. Dall’altra la creazione di un percorso a 360 gradi per la crescita e l’integrazione dei partecipanti all’interno del tessuto socio-economico del territorio.” Un progetto articolato e complesso, destinato a persone migranti, con una durata di 340 ore di teoria e 120 ore di stage presso aziende, suddiviso in tre percorsi differenti: sala – bar, cucina e pizzeria.
All’interno delle lezioni, oltre alle materie pratiche del settore scelto dai partecipanti sono state erogate anche diverse ore di lingua italiana e tedesca e principi di educazione civica. Sempre a cura di ForTeam sono state fornite alcune ore di orientamento individualizzato, destinate al supporto e all’assistenza didattica e l’orientamento al lavoro. Figura chiave per l’individuazione delle caratteristiche e i fabbisogni formativi del partecipante nonché per la verifica delle sue motivazioni e la definizione degli obiettivi personali.
Un modello di sviluppo
“Le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare sono state molte” aggiunge Marco Viale, Tutor del progetto. “Ci siamo ritrovati ad avviare e gestire un corso molto pratico nel mezzo della pandemia, quindi con tutte le difficoltà portate dalla FaD (formazione a distanza) accentuate dalle caratteristiche dei destinatari e dalla loro situazione.”
“Penso che la cosa più bella sia vedere come cambiano le persone durante questo tipo di esperienze” aggiunge Zambelli che da diversi anni gestisce corsi per persone vulnerabili. “Molti iniziano con una visione della formazione diversa dalla nostra. Chi vive situazioni di difficoltà infatti tende a ricercare risultati immediati e visibili nel breve periodo. Si corre spesso il rischio di un abbandono del percorso da parte di corsisti che trovano un lavoro di breve periodo e senza reali prospettive. Durante l’avanzamento del corso invece è significativo come, ad un certo punto, scatti un clic nella testa dei ragazzi. Imparano a riconoscere i vantaggi di un percorso di questo tipo e si impegnano per portarlo a termine.”
Il successo di questo progetto testimonia un modello di formazione al lavoro che mette al centro la Persona. Un modello che non si arrende di fronte alle difficoltà della pandemia. Delle incomprensioni linguistico o culturale e del relazionarsi con persone che hanno vissuto esperienze che per noi sono difficili anche solo da immaginare.
Un modello, per concludere, di sviluppo professionale, sviluppo territoriale e, soprattutto, sviluppo umano.